Come molte
altre discipline derivanti dall’etnomedicina, anche la
pranoterapia tende a fregiarsi di tale attribuzione:
pranoterapia olistica.
Siccome “olismo” indica il tutto nella sua completezza, per
pranoterapia olistica si intende il connubio di tutte quelle
metodiche e pratiche naturali inseribili a pieno titolo nel
contesto pranico, vuoi per sinergizzare o per
complementare tale arte.
Nella pranoterapia olistica si rintraccia il seguente decalogo,
proprio dell’olismo:
1) naturalità dell’intervento
2) non nuoce; nessuna controindicazione
3) si interviene sugli squilibri; manca il concetto di malattia
4) si tiene conto dell’unicità dell’individuo
5) ottempera la presenza dei cicli biologici
6) si basa sulla legge del bipolarismo relativo
7) opera sul terreno biologico (e non sull’agente patogeno)
8) sposa la visione gestaltica “la somma delle parti è più del
tutto; dipendenza del tutto”
9) ogni azione si ripercuote sul tutto; è sistemica
10) il terapeuta è parte attiva del trattamento.
Nella
pranoterapia olistica, la malattia viene intesa quale
risposta compensatoria ad uno squilibrio, ovvero una
occasione di cambiamento e di crescita.
A causa della diversità tra i singoli individui, non si possono
stabilire protocolli terapeutici generali; ogni intervento
armonizzatore si modella alla persona, essendo ogni squilibrio
unico nel suo genere, nella sua eziopatogenesi.