La fitoterapia si sviluppò alla fine dell’800 ed
inizio del ‘900, in concomitanza con la ricerca della chimica
organica e della medicina accademica.
Divenne da subito parte
integrante della farmacognosia e farmacologia ufficiale, segnandone
i primi passi verso la formulazione di rimedi utilizzati a fini
terapeutici o preventivi.
E’ dalla pianta medicinale che si
ottengono le sostanze precursorie di emisintesi chemiofarmaceutiche
che apriranno il cammino all’attuale farmacologia. A tal proposito
ricordiamo: dall’Oppio la morfina (1806) e codeina (1832), dalla
Noce vomica la stricnina (1818). Nella fitoterapia si ricorre
all’uso della “droga vegetale” quale parte della pianta che presenta
attività terapeutica o preventiva; ad esempio la liquirizia è la
pianta medicinale e la sua radice la droga vegetale. Il prodotto
terapeutico ottenuto dalla droga viene definito “fitocomplesso”,
inteso quale insieme di sostanze attive, coattive ed inerti che nel
loro insieme determinano l’attività farmacologica.
Vantaggi dei
fitocomplessi
Il vantaggio del fitocomplesso, rispetto al farmaco di sintesi, consiste in una
azione su numerosi recettori con attività terapeutica globale, con
minor rischio di effetti iatrogeni e facilmente tollerabile
dall’organismo. L’azione molteplice permette di intervenire su più
patologie con un solo rimedio, che può essere tratto da una o più
droghe, ovvero somministrando fitocomplessi ricavati da una sola
droga o composti da più droghe vegetali.
Il fitocomplesso
rappresenta l’elemento dominante nell’ambito della fitoterapia
clinica.
Affinché possa rispondere alle richieste del sapere
farmacologico e medico, e assicurare l’azione terapeutica, deve
rispondere al contenuto protocollare di un’efficacia ripetibile e
costante che richiede la titolazione e la standardizzazione dei
prodotti fitoterapici.
Titolazione e
standardizzazione
Per titolazione si intende il procedimento
che permette di determinare con un minimo scarto d’errore, la
presenza nel fitocomplesso, delle sostanze che agiscono
sull’organismo, permettendo l’azione terapeutica.
Le Farmacopee
ufficiali indicano la concentrazione (l’aspetto quantitativo) dei
principi attivi, che tramite precise e sicure procedure di
laboratorio, deve essere determinata. La titolazione permette di
evitare l’effetto paradosso che consiste nel provocare una azione
diversa o contraria (a pari dosaggio) dello stesso fitocomplesso al
variare della presenza e concentrazione dei principi attivi.
La
titolazione si rifà al concetto della galenica, nel quale si esprime
la necessità della reperibilità del procedimento; in tal guisa si
introduce la standardizzazione del rimedio fitoterapico che permette
di ottenere fitocomplessi contenenti la stessa quantità dei principi
attivi richiesti.
Ad esempio l’estratto secco utilizzato dalla
radice dell’Artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens), secondo
la Farmacopea italiana deve risultare titolato in glicoiridoidi
totali minimo all’11,2% espressi nel principio attivo denominato
arpagoside; mentre per l’estratto secco nebulizzato della corteccia
della Frangula (Rhamnus frangula) la titolazione richiesta in
frangulina è almeno del 6%.
La standardizzazione permette al
terapeuta di applicare i modelli propri della farmacologia e
medicina accademica, basandosi sulle conoscenze scientifiche
proprie della biochimica, della clinica medica, con il ricorso a
tecniche di controllo strumentale. Ecco perchè la fitoterapia si
pone all’interno della medicina ufficiale (della quale è stata il
precursore) e non può essere considerata una disciplina delle
Medicine non Convenzionali.
Le procedure di ricerca, analisi,
somministrazione sono le stesse formulate dalle scienze biologiche, farmacologiche e mediche .
Nella fitoterapia clinica sovrasta il
concetto del principio attivo e della uniformità del fitocomplesso,
tanto da non tenere in considerazione aspetti fitoterapici che nel
passato venivano ritenuti di massimo valore. Ad esempio le piante
medicinali dalle quali si ricavano le droghe vengono prevalentemente
coltivate (anche con colture intensive) e possono pervenire da
luoghi lontani dal paese di utilizzo.
|